Lavinia Scuderi
Fashion Designer - Talent in Residence
Lavinia Scuderi, palermitana di nascita, milanese di adozione è una fashion designer che ha studiato Design for the Fashion System presso il Politecnico di Milano. Nata a Palermo nel 1991, si è precedentemente laureata cum laude e menzione in Disegno Industriale presso l’Università degli Studi di Palermo nel 2012. Durante il terzo anno accademico ha avuto l’opportunità di partecipare al progetto LLP Erasmus con l’Instituto Politécnico di Viana do Castelo, in Portogallo, dove è rimasta per 10 mesi e ha sviluppato una parte della tesi sperimentale nel campo dell’accessorio. La prima parte della tesi riguardante la storia e la ricerca è stata presentata anche alla “1a Conferéncia Ibérica de Joalharia” aggiudicandosi il primo premio come “Melhor comunicaçìo de design”. Nel 2015 ha svolto un internship di tre mesi a Berlino tramite il progetto Erasmus+ collaborando con il brand tedesco KANCHA. In modo specifico si occupava dello sviluppo di un nuovo prodotto per ampliare il loro portfolio e anche di alcune tasks di graphic design. Prima di questa esperienza ha effettuato un altro stage di 3 mesi presso il Press Office di Pia Bianchi, rimanendo nel mondo del fashion ma con un focus sulle relazioni pubbliche. Al momento sta svolgendo uno stage in Ermenegildo Zegna come Junior Product Specialist nel campo della pelletteria, occupandosi dello sviluppo prodotto in tutte le sfaccettature. La collaborazione con Polfactory è stata fondamentale per lo sviluppo dei prototipi della tesi magistrale, “Fenice, il gioiello recuperato”, che ha avuto come tema quello di sviluppare una collezione di gioielli donando una seconda vita a cocci ceramici di piccole manifatture inglobandoli con una nuova tecnologia. Il progetto di tesi è stato in esposizione al BASE di Milano il 28 e 29 Giugno 2016.
Progetto di tesi sviluppato in Polifactory: “Fenice, il gioiello ritrovato”
Da un lato la ceramica con le sue qualità materiche, il suo impiego nell’oggetto d’uso quotidiano, la sua facile riproducibilità e i costi contenuti, dall’altro il mondo della stampa 3D con l’innovazione metodologica al modo di pensare la progettazione di un oggetto, la riduzione dei tempi di produzione e la variabilità delle forme. Questo progetto si propone di creare una collezione di gioielli in cui il mondo della ceramica e della stampa 3D si fondono insieme permettendo la collaborazione di due realtà: piccole manifatture e makerspace. Si tratterà, dunque, di sviluppare un metodo di progettazione che permetta l?utilizzo di scarti ceramici industriali in un momento in cui il tema del riciclo-riutilizzo, è così attuale e sentito. La sfida è quella di utilizzare scarti di lavorazione per vedere quanto effettivamente, attraverso l?intervento di nuove tecnologie, riusciamo a cambiare l’immaginario collettivo di un materiale considerato fragile, di uso domestico e fin troppo artigianale. Un’analisi svolta sul campo dimostra che le aziende di ceramica hanno una percentuale troppo elevata di scarti che spesso non riescono a riutilizzare a causa di smalti contenenti troppo ferro che non ne permettono la cottura. In questo modo lo scopo è quello di recuperare gli scarti di queste mattonelle, ridisegnare le geometrie partendo dal decoro principale e sviluppare una collezione per ogni decoro scelto. Quindi ogni collezione funzionerà in modo autonomo e i supporti ai cocci di queste mattonelle sono, appunto, stampati in 3D in un maker space: la varietà, quasi infinita, di decori permetterà ad ogni designer di progettare la propria collezione. Questo progetto è stato sviluppato tramite la collaborazione con l’azienda siciliana Fratantoni Ceramiche e il Polifactory, il maker space del Politecnico di Milano. I gioielli sono, dunque, composti da quattro materiali principali: la ceramica che funge da decoro; la foglia d’oro inserita tra le crepe dei cocci per conferire preziosità e valore; la resina che ingloba i cocci proteggendoli da agenti esternied evitando un’ulteriore rottura; il PLA che determina la struttura e la geometria del gioiello. Una caratteristica comune a tutti i pezzi della collezione è il castone che contiene i cocci: la forma esagonale, di grandezza diversa, studiata in base all’uso, permette di inglobare la maggior parte dei cocci che, per natura, sono di forma irregolare e quindi difficili da gestire se si dovesse creare un castone per ogni coccio. La forma esagonale rievoca, inoltre, il taglio smeraldo tipico della gemma omonima. Si attua allora una connessione trasversale tra il mondo del design, il mondo dell’innovazione e l’artigianato, si vogliono ripensare le dinamiche tipiche del materiale e del prodotto ceramico, rintracciabili in un arco temporale lunghissimo e pertanto in una miriade di approcci diversi, superando dicotomie consolidate e rigide come quella di industria e artigianato, tradizione e modernità, assecondando la trasformazione del gusto e della moda e anche nuove esigenze di mercato.